Affari e bombe lo stile Hamas

Scritto il 08/12/2025
da Fausto Biloslavo

Terroristi a cinque stelle così venivano definiti i capi di Hamas all'estero, che per anni hanno goduto del lusso dei grandi alberghi di Doha. Primo fra tutti Ismail Haniyeh (poi incenerito a Teheran dal Mossad) che aveva assistito, compiaciuto, nella capitale del Qatar all'attacco stragista del 7 ottobre davanti ad un grande televisore al plasma con il gotha del Movimento di resistenza islamico all'estero. Hamas non è solo lo stereotipo del miliziano mascherato e ben armato che porta la fascia verde attorno alla testa con le frasi del Corano. I vertici si presentano, oltre alla barba islamica d'ordinanza ben curata, in giacca all'Armani, ma rigorosamente senza cravatta come i padrini iraniani. Figli politici della Fratellanza musulmana non sono bravi solo a lanciare razzi e mettere a segno attacchi kamikaze, ma pure a muoversi nel brodo diplomatico del Medio Oriente, fra emiri e spioni, in un continuo rapporto che oscilla fra bastone e carota. Non è un caso che Hamas sia riuscito a farsi finanziare dal Qatar con 30 milioni di dollari al mese. E all'inizio venivano portati in valigette diplomatica direttamente a Gaza con Bibi Netanyahu, sempre premier, che chiudeva un occhio. L'idea suicida era di favorire la nascente Hamas per far fuori il vecchio Fatah, nemico giurato fin dai tempi di Yasser Arafat. I negoziatori di Hamas sono riusciti ad incontrarsi pure con l'inviato della casa Bianca, Steve Witkoff e il genero di Trump per la tregua a Gaza. E fra un bombardamento e l'altro i terroristi a cinque stelle non disdegnano gli affari, soprattutto immobiliari, solitamente delegati ai figli. A Gaza, prima di essere rasa il suolo, e adesso soprattutto in Turchia, che con il presidente Erdogan fa da sponda ad Hamas. Un altro abilissimo personaggio che sguazza sul filo del rasoio è il principe dei camaleonti jihadisti, Ahmed al-Sharaa oggi auto nominato presidente siriano ospite in questi giorni al forum di Doha. E come figura minore allo stesso forum, non poteva mancare Francesca Albanese, relatrice dell'Onu per i diritti umani, che ha imparato bene la doppiezza mediorientale, non avendo mai alzato un ditino contro le nefandezze di Hamas.