Sale la pressione politica per trasferire le riserve auree della Banca d'Italia al "popolo italiano". L'emendamento firmato da Fratelli d'Italia incassa il sostegno della Lega, nonostante l'altolà della Bce, che ha ricordato come la detenzione dell'oro sia prerogativa esclusiva dell'Istituto di via Nazionale e ha messo in dubbio la "concreta finalità" della proposta. Il senatore leghista Claudio Borghi, tra i relatori della legge di Bilancio, annuncia che firmerà l'emendamento appena sarà riformulato: "Siamo fianco a fianco in una battaglia che va avanti da più di dieci anni e che, se vinta, potrebbe salvare il Paese da un rischio molto superiore persino a quello del Mes". Il testo, infatti, ricalca una sua proposta del 2018. Inoltre, la norma sarebbe gradita a Palazzo Chigi. Starà ai tecnici del Tesoro confezionare la riformulazione del testo a prima firma del capogruppo a Palazzo Madama, Lucio Malan (in foto), in sintonia con la Banca d'Italia. Tra le ipotesi allo studio c'è quella di mantenere la detenzione e gestione dei lingotti in capo a via Nazionale, precisando però che queste funzioni sono esercitate "in nome del popolo italiano". Alla Ragioneria spetterà la bollinatura, mentre una consultazione con Francoforte punta a un via libera preventivo.
I tempi stringono: giovedì sono attesi gli emendamenti del governo, poi inizierà l'esame della manovra con il voto in commissione Bilancio al Senato. Tra i temi caldi anche la rottamazione, con la Lega che punta ad ampliare la platea della nuova quinquies e rendere più flessibile la quater. Ma in ambienti tecnici circolano dubbi sulla fattibilità della misura, mentre tra gli alleati di Forza Italia il tema incontra resistenze, soprattutto sulle coperture.
Nel frattempo, la rottamazione quater procede con le scadenze: domani è il termine per la decima rata dei contribuenti in regola e per la seconda dei riammessi. L'Agenzia delle Entrate Riscossione, guidata da Vincenzo Carbone (riconfermato alla guida dell'istituzione), punta a incassare 41,5 miliardi nei prossimi tre anni e a intensificare i controlli sui contribuenti più a rischio, prevedendo 270mila verifiche nel 2026, almeno il 20% in più rispetto al 2025.

