David Rossi, precipitato il 6 marzo 2013 dalla finestra del suo ufficio di Rocca Salimbeni, è stato ammazzato. Il sospetto, nato da ormai tredici anni di inchieste giornalistiche delle Iene ma non solo, trova conferma in una simulazione con un software che dimostrerebbe, con un’approssimazione del 95%, che il manager della Comunicazione Mps non si sarebbe suicidato, come sostiene l’inchiesta della Procura di Siena - su cui diverse audizioni nella commissione d’inchiesta allungano diversi dubbi - ma sarebbe stato tenuto per un braccio prima di cadere.
Lo sostiene una simulazione digitale realizzata con un manichino antropomorfo virtuale, calibrato sulle esatte misure del corpo di David, che andrà in onda nel servizio di Marco Occhipinti e Roberta Rei domani in prima serata su Italia 1. Una perizia che arriva a conclusioni diametralmente opposte rispetto alla superperizia dell’Università La Sapienza presentata dai Carabinieri del Ris nel 2022 su incarico del Parlamento, basata secondo gli esperti della nuova simulazione su un software obsoleto «superato», come ha spiegato l’ingegnere forense Giuseppe Monfreda, uno dei massimi esperti in Italia del programma, secondo cui «la caduta non può essere compatibile con un gesto volontario».
«Dal punto di vista meccanico – spiega Monfreda – David è stato trattenuto e poi lasciato, non è caduto da solo dopo aver tenuto e poi rilasciato le mani dalla sbarra». Una conclusione che coincide con quanto la famiglia sostiene da sempre. «Oggi non parliamo più di opinioni», afferma Carolina Orlandi, figlia della moglie di David, «Lo dice la fisica: mio padre è stato ucciso».
Alla fine della scorsa legislatura, nel 2022, la commissione David Rossi disse che alcune lesioni sul suo corpo erano effettivamente incompatibili con la caduta ma la perizia dei Ris spiegata dal colonnello del Ris Sergio Schiavone insistè con la versione del suicidio.
Da allora l’autore delle inchieste delle Iene Marco Occhipinti, che per anni ha lavorato fianco a fianco con Antonino Monteleone (a entrambi si deve la sostanziale riapertura del caso) si è rivolto allo studio di ingegneria forense che in Italia importa, distribuisce e forma all’uso del software Virtual Crash, lo stesso utilizzato dalla Sapienza per quella simulazione.
Le immagini di David Rossi che cade “a candela“ con un braccio in avanti come si vede nel filmato della videosorveglianza non ha mai convinto chi crede che sia stato ammazzato. Dalle indagini infatti sarebbe emerso che né i Ris né la Sapienza avessero la licenza del software, e che la versione usata era «obsoleta - la 3.0 - sebbene sul mercato fosse già disponibile la 5.0 da circa un anno e mezzo». Il software obsoleto non avrebbe avuto la possibilità di simulare movimenti da corpo animato, come invece può fare la nuova versione. Se si fosse tenuto attaccato alla sbarra ciò «avrebbe comportato un urto dei polsi contro il davanzale — urti che non risultano sul corpo del manager — e una traiettoria incompatibile col punto di caduta reale».
Di fronte a questa ricostruzione, la figlia Carolina chiede l’ennesima riapertura del caso, che la Procura di Genova - competente su Siena -non ha concesso nonostante le enormi incongruenze, a partire dalla potenziale contaminazione della scena del crimine documentata da due video degli inquirenti prima e dopo l’arrivo dei magistrati senesi: «La nostra famiglia è saltata per aria. E chi ha sbagliato festeggia il Natale con i suoi cari. Mia madre non può. Spero che ci sia una procura coraggiosa, che si prenda carico di tutte le risultanze che sono venute fuori e che apra un'indagine per omicidio».

