Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, temo si stia montando la testa oltre il suo già elevato livello di ego. Ieri, parlando in pubblico, si è lasciato andare a dire: "Abbiamo in Italia un editore come Angelucci i cui giornali si sono prestati alla delegittimazione del sottoscritto". Essendo io il direttore di uno di quei giornali ed essendo quindi Angelucci il mio editore posso in verità e coscienza tranquillizzare il collega: non sono e non mi sento nonostante le sue insinuazioni il mandante della banda di mafiosi probabilmente albanesi che gli hanno fatto saltare in aria la macchina davanti al cancello di casa. Semmai è lui che con queste insinuazioni oltre che con numerosi post fatti in passato - sta delegittimando noi e il nostro editore che ovviamente non ci siamo mai prestati mi auguro che lui possa dire altrettanto a delegittimare nessuno, tantomeno per conto terzi. Abbassiamo le arie: sarebbe come se a ognuna delle inchieste a senso unico di Report avessimo sostenuto che Ranucci stava delegittimando Tizio o Caio. Certo, essendo la Rai servizio pubblico alcune le abbiamo contestate per la loro faziosità, vacuità; in altre da cronisti abbiamo segnalato Report non è il vangelo né zona franca come alcuni suoi collaboratori fossero finiti, a torto o a ragione lo dirà la magistratura in quella zona grigia che non separa nettamente il giornalismo da spioni di vario genere, loro certamente sì al servizio di qualcuno o qualcosa. In questo rivendichiamo quelle stesse libertà di indagine e critica che Ranucci vorrebbe in esclusiva. Come accadde per la puntata di Report sui rapporti tra la Mafia, Berlusconi e Dell'Utri clamorosamente smentita dalla sentenza di ieri della Cassazione: "Non è risultata mai provata si legge - alcuna attività di riciclaggio di Cosa nostra nelle imprese berlusconiane, né nella fase di fondazione del gruppo né dopo ed è indimostrata e illogica" la tesi secondo la quale Berlusconi avrebbe versato somme di denaro a Dell'Utri per ottenere il suo "silenzio" sull'esistenza di indimostrati accordi con la mafia. Insomma quella puntata fu una patacca vera e propria, per usare la parola che Ranucci ha usato contro di noi una operazione di "delegittimazione" per di più fatta con soldi pubblici. Faccia pure la star, faccia tutte le inchieste che crede, ma da lui non accettiamo lezioni di giornalismo, né di etica né di morale. La sentenza di ieri, ma non solo quella, fa testo. Qui si sta confondendo la libertà di stampa con la libertà di gettare fango nel ventilatore.