Netanyahu si grazia. "Non mi dimetto". E "vede" la Fase 2

Scritto il 08/12/2025
da Gaia Cesare

Da Hamas posizioni contraddittorie sul disarmo. Merz: "Sempre con Israele"

Annuncia che non lascerà la politica, nemmeno se riceverà la grazia per i processi per corruzione in Israele. Poi spiega di attendere l'incontro alla Casa Bianca con Donald Trump per definire la fase 2 del piano di pace per Gaza. Benjamin Netanyahu ammette che il prossimo passo per un futuro senza guerra nella Striscia sarà più complicato del primo, in procinto di chiudersi con il ritorno dell'ultima salma di ostaggio, che Hamas usa come "merce di scambio", secondo i familiari dei rapiti. Il capo del governo israeliano parla in conferenza stampa da Gerusalemme, al fianco di Friedrich Merz durante la visita del cancelliere tedesco, dopo che Israele ha concluso con la Germania il più grande accordo della sua storia per la vendita di sistemi di difesa: 4 miliardi per i missili a lungo raggio Arrow 3. Merz promette il sostegno di Berlino alla "esistenza e sicurezza di Israele, oggi, domani e per sempre". Il leader dello Stato ebraico spiega che ci sono "opportunità" per un futuro di pace e che molto dipenderà proprio dall'incontro, il quinto, con il presidente americano, non ancora fissato ufficialmente ma probabile a fine anno, dal 28 al 31 dicembre. Nel frattempo, il premier "Bibi" ascolta come musica la posizione già nota, ma controcorrente, di Berlino sullo Stato palestinese: "È troppo presto per il riconoscimento. La priorità è entrare nella seconda fase del piano di pace per Gaza".

"Ci siamo quasi", dice Netanyahu, consapevole di tutti i nodi ancora da sciogliere, ma forte dei nuovi traguardi. Il capo delle Forze Armate, Eyal Zamir, annuncia infatti che la linea gialla, dietro la quale le truppe israeliane si sono ritirate a Gaza, è il "nuovo confine" con la Striscia. In vista del fatidico incontro con Trump, il premier ammette: "Non ho visto ancora una posizione chiara degli Stati Uniti sulle modalità di ingresso degli aiuti, sul mandato della Forza di stabilizzazione internazionale (Isf) e sul tipo di forze di cui sarà composta". Al leader israeliano preme un punto: il disarmo dei fondamentalisti. "Hamas ha preso questo impegno per la seconda fase e deve rispettarlo", ricorda, fiducioso che si arrivi anche alla terza fase: la "de-radicalizzazione di Gaza", "come nella Germania post-nazista".

Eppure Hamas lancia segnali contrastanti. Dalla Turchia, Khaled Meshal, membro del Politburo del gruppo e scampato all'attacco israeliano di inizio settembre a Doha, ribadisce che il movimento "non ha alcuna intenzione di disarmare o rinunciare al suo potere". Dalla capitale del Qatar, invece, un altro leader del movimento, Bassem Naim, spiega ad Ap che "Hamas è pronta a discutere il congelamento o lo stoccaggio" delle sue armi, "nell'ambito di un processo volto alla creazione di uno Stato palestinese". All'obiettivo disarmo potrebbero contribuire, ma in maniera forzosa, i clan palestinesi rivali di Hamas, intenzionati a "sfruttare la debolezza" degli ex padroni della Striscia per dar loro la spallata.

Della "limitazione" delle armi a Gaza discutono anche i Paesi mediatori - Egitto, Turchia e Qatar - che hanno incontrato le fazioni palestinesi. Per Il Cairo le armi devono "passare sotto il controllo di un'unica autorità". Trump starebbe lavorando intanto a un incontro tra il presidente Al Sisi e Netanyahu perché Israele trovi un'intesa per la vendita di gas all'Egitto. È la diplomazia del business, su cui il presidente americano punta per pacificare la regione.

A proposito di affari futuri, il premier del Qatar, Mohammed Al Thani, in polemica con Israele che pure si è scusato per il raid su Doha, spiega che non pagherà per ricostruire la Striscia, convinto che il cessate il fuoco non sarà completo senza il ritiro israeliano da Gaza. Su spinta degli Usa, per ricucire i rapporti tra i due Paesi, il capo del Mossad ha incontrato un alto funzionario del Qatar a New York. Trump - spiega Axios - vuole annunciare prima di Natale l'avvio della seconda fase.