Pensioni, l’aumento con la rivalutazione 2026: le stime per fascia e l’effetto sull’assegno

Scritto il 08/12/2025
da Valentina Menassi

Tre livelli di applicazione dell’indice: 100%, 90% e 75%. Le simulazioni mostrano la crescita degli assegni dai 1.500 ai 5.000 euro

Una boccata d’aria, piccola ma concreta, si affaccia sulle pensioni: la rivalutazione prevista per il 2026 dovrebbe tradursi in aumenti mensili compresi tra 14 e 62 euro, a seconda dell’assegno percepito nel 2025. Il tasso ufficiale indicato è pari a +1,4%, più alto dello 0,8% con cui erano state adeguate le pensioni lo scorso anno. Come riportato dal Messaggero, il valore è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 novembre nel decreto interministeriale Mef-Ministero del Lavoro relativo alla “perequazione delle pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2026”.

L'adeguamento

L’adeguamento scatterà dal 1° gennaio 2026 e rientra nel meccanismo della rivalutazione, o perequazione, uno degli strumenti chiave del sistema previdenziale italiano. La logica è nota: proteggere il potere d’acquisto dei pensionati aggiornando gli assegni in base all’aumento del costo della vita. Senza questo correttivo, l’inflazione finirebbe per ridurre il valore reale della pensione, rendendo più pesanti le spese quotidiane che negli anni tendono a salire, dagli alimenti alle bollette, dai trasporti alle cure mediche.

I criteri di calcolo

Il calcolo della perequazione si muove su passaggi definiti: la misurazione dell’inflazione da parte dell’Istat, la definizione della percentuale di aumento attraverso un decreto del Governo e l’applicazione dell’incremento a partire dall’anno successivo. Ma la rivalutazione non è uguale per tutti. È piena per le pensioni più basse, può essere ridotta per quelle medio-alte e viene parzialmente limitata per gli assegni più elevati, con l’obiettivo di bilanciare tutela e sostenibilità della spesa pubblica. Il perimetro riguarda diversi trattamenti, tra cui pensioni di vecchiaia, pensioni anticipate, pensioni di invalidità e assegni sociali.

Le cifre

Per il 2026, le fasce riportate prevedono una rivalutazione completa fino a quattro volte il trattamento minimo (TM): in questa area si attribuisce il 100% dell’indice, pari all’1,4%, per assegni fino a 2.447,4 euro. Tra quattro e cinque volte il TM, invece, l’indice riconosciuto scende al 90%, con rivalutazione effettiva dell’1,26% per importi tra 2.447,5 e 3.059,2 euro. Oltre cinque volte il TM, l’indice attribuito si riduce al 75%, con una rivalutazione dell’1,05% per assegni superiori a 3.059,2 euro. Le simulazioni danno sostanza alle percentuali. Una pensione da 1.500 euro dovrebbe aumentare di circa 21 euro al mese, arrivando a 1.521 euro; un assegno da 2.000 euro crescerebbe di 28 euro. Chi percepisce 2.600 euro, entrando nella seconda fascia, vedrebbe un incremento di circa 36 euro mensili. Una pensione da 3.200 euro salirebbe di circa 43 euro. E un assegno da 5.000 euro registrerebbe un aumento di poco più di 62 euro.